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BETTINI, IL “GRILLO” DELLE ARDENNE, SI CONFIDA CON NOI DI BIKE DIVISION

Pubblicato il 23 Aprile 2016 in info-tecniche
BETTINI, IL “GRILLO” DELLE ARDENNE, SI CONFIDA CON NOI DI BIKE DIVISION con Bike Division

L’ex campione del mondo, Paolo Bettini, ci racconta gli aspetti ed i retroscena della Liegi-Bastogne-Liegi, la classica più antica. Parlare di ciclismo con uno dei quei campioni che ci ha fatto tanto emozionare negli anni passati, rappresenta un’occasione davvero unica per “acculturarci” in merito alle Classiche. Ed ora che la “Doyenne” si avvicina sempre più, non potevamo fare due chiacchiere con una persona migliore (non per altro l’ha stravinta nel 2000 e nel 2002).

 

L’ex campione del mondo, Paolo Bettini, ci racconta gli aspetti ed i retroscena della Liegi-Bastogne-Liegi, la classica più antica.

Parlare di ciclismo con uno dei quei campioni che ci ha fatto tanto emozionare negli anni passati, rappresenta un’occasione davvero unica per “acculturarci” in merito alle Classiche. Ed ora che la “Doyenne” si avvicina sempre più, non potevamo fare due chiacchiere con una persona migliore (non per altro l’ha stravinta nel 2000 e nel 2002).

1-      Paolo, ormai siamo ad aprile inoltrato, che effetto ti fa riviere ogni anno un momento magico come quello delle Classiche delle Ardenne?

Ha un sapore particolare, mi fa rivivere tutti quei bei momenti quando ero protagonista in quelle strade. E poi il Belgio si sa, è la patria del ciclismo e la passione per questo sport si vive a 360° gradi. Posso dire che ormai sono proprio affezionato a questi luoghi. Non a caso avevo anche un Fans Club da queste parti…

2-      Uno “specialista delle Classiche” quali caratteristiche deve avere?

Sicuramente occorre avere dei buoni cambi di ritmo. Qui non parliamo di salite alpine e i pochi km delle “côtes” fanno sì che si corrano ad un ritmo elevatissimo. Bisogna essere parecchio esplosivi ed avere allo stesso tempo molta “endurance”: un attacco dopo 200 km può fare davvero male. Poi il ciclismo moderno ci ha fatto capire che uno spunto veloce non guasta mai, visto che raramente ormai giunge al traguardo un corridore da solo!

3-      Come ti preparavi per questo importante periodo? Preparazione specifica, corse a tappe…

La preparazione aveva un ruolo fondamentale! Mi allenavo parecchio durante l’inverno, facendo molti lunghi. Poi i miei test iniziavano con la Tirreno-Adriatico e soprattutto con il Giro dei Paesi Baschi: se in quella corsa non soffrivo troppo, sapevo che alle classiche potevo dire la mia. Ero sereno!

4-      E per quanto riguarda l’alimentazione, come si regolava visti i 260 km della “Decana”?

Di certo, io faccio parte della vecchia concezione dell’alimentazione, visto che da quando ho smesso si è cambiata “filosofia” già un paio di volte. Come tutte le grandi Classiche, era importante alimentarsi bene il giorno prima, facendo soprattutto un bel carico di carboidrati. Poi a colazione cercavo di bilanciare bene carboidrati e proteine, partendo dal dolce e finendo con la pasta.

5-      Che atmosfera aleggia intorno ad una classica tanto importante?

Beh, correre in una squadra belga rendeva tutto più speciale. Mi ricordo che al sabato c’era l’obbligo della presenza alla punzonatura, quindi potevi sentire sulla tua pelle il calore della gente. Era una grande festa e questa atmosfera unica faceva salire il mio morale alle stelle, oltre che aumentare la concentrazione per la corsa.

6-      Qual è la parte più impegnativa della corsa?

Tutta la seconda parte di gara! Di solito fino ai piedi della Côte de Vanne è tutto in fase di studio. Da lì in poi inizia la vera “Liegi” e ogni attacco può essere quello buono, se le gambe ci sono!

7-      Per poter vincere la corsa, in quale punto bisogna attaccare?

È una Classica e per quanto tale, ogni singola parte del tracciato può diventare la più impervia! Comunque io, da attaccante nato, non aspettavo la Redoute per fare la differenza. Ad esempio nel 2002 siamo partiti in due a -60 km all’arrivo e siamo arrivati al traguardo. Ogni anno è una storia a sé!

8-      La considera la classica più bella?

Se non è la più bella, di certo era la corsa più adatta a me. Il percorso è affascinante e mi sono sempre trovato bene, nonostante a volte la mia condizione non fosse al 100%.

9-      Che consiglio si sente di dare ad un amatore che affrontano la cicloturistica del giorno prima della Classica?

Di partire con calma (ride). Dosare sempre gli sforzi e alimentarsi costantemente. In generale occorre gestirsi bene, la corsa è lunga e il dislivello elevato. Anche perché se si analizza bene la situazione, è più semplice gestire tre salite alpine che tante piccole côtes.

10-   Quindi la prossima edizione vieni anche tu con noi…

Ahahahaha! Rivedere più spesso un caro amico come Andrea Tonti fa sempre piacere, è una buona idea dai! Per adesso sono sicuro che riuscirete a far divertire i tanti appassionati che portate con voi ad ogni grande evento. in bocca al lupo a tutti!

 

Lo staff di Bike Division

 

 

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